Orologi da parete

Vi siete mai chiesti come nascono gli orologi da parete?

Sin dall’antichità l’uomo ha impiegato il suo ingegno per colmare l’ estrema necessità di misurare il tempo. I moderni orologi da parete nascono dunque da questo bisogno “primordiale” e seguono una strada evolutiva molto affascinante.

La prima tipologia di orologio che l’uomo costruì fu la meridiana: uno strumento di misurazione del tempo che si basa sul rilevamento della posizione del Sole.

Meridiana

Grazie alla meridiana era possibile, tramite un sistema di ombre, determinare in che fascia della giornata ci si trovava.

Il secondo sistema di misurazione del tempo che troviamo lungo la strada che conduce agli orologi da parete è la clessidra.

Detta anche orologio a sabbia, la clessidra è uno strumento per la misura del tempo costituito da due recipienti comunicanti di forma conica.

Tra i due recipienti che formano la clessidra scorre una polvere molto raffinata che si muove regolarmente passando dal recipiente superiore a quello inferiore.

Il tempo di svuotamento è detto periodo e basta capovolgerla al termine per dar origine ad un nuovo periodo e così via.

Clessidra

L’evoluzione della clessidra diede origine ai primi orologi ad acqua noti anche col nome di idro cronometri.

Per assistere alla nascita dei primi orologi meccanici dobbiamo aspettare il 1200 d.C. periodo in cui furono inventati i primi veri meccanismi che vennero installati su numerose torri. Per questo erano e sono detti orologi da torre.

Nel giro di un mezzo secolo molti campanili cittadini vennero dotati di orologio.

Orologio-da-torre

Nel nostro excursus ci imbattiamo ora nella prima tipologia concreta di orologio da parete: Il pendolo.

Estremamente elegante ed affascinante l’orologio a pendolo vantava una grande precisione.

Era fatto di legno o metallo e funzionava grazie a un moto alternato.

Appena l’orologio a pendolo fece il suo ingresso nelle case, divenne (oltre ad un utile strumento) anche un oggetto di design.

Così l’orologio inizia ad essere percepito come pregiato elemento d’arredo in grado di valorizzare l’ambiente domestico.

In breve tempo esso diventò l’elemento cardine di un arredamento lussuoso, per famiglie distinte ed agiate.

Orologio-a-pendolo

Dalla metà del 1700 in poi ad affiancare l’orologio a pendolo fece il suo ingresso nelle case anche l’orologio a muro o orologio da paret che differiva da quello a pendolo in quanto funzionava con un meccanismo analogico.

Esso era più compatto e la sua struttura era di più facile costruzione.

I primi orologi da parete erano costituiti dalla sola lancetta delle ore.

Bisogna attendere l’invenzione delle minutarie (meccanismo che consente di far ruotare più lancette usando un solo motore) per veder comparire sui quadranti anche la lancetta dei minuti.

Anche l’orologio da parete, così come accadde per l’orologio a pendolo, venne utilizzato come un elemento d’arredo.

Uno degli orologi da muro che più fu impiegato nel mondo dell’arredamento fu quello cosiddetto “orologio a cucù”.

Orologio-a-cucù

Colaci Emilio design: un nuovo meccanismo per grandi orologi

“Per me il tempo è quanto di più prezioso l’uomo abbia. Ogni cosa è fatta di tempo in quanto costruita, realizzata, concepita nel tempo.

Partendo dalle idee, finendo agli oggetti tutto nasce durante lo scorrere del tempo.

Per questo motivo mi sono sempre interrogato sul perché proprio gli orologi, gli strumenti destinati alla misura di una grandezza così importante come il tempo devono rinunciare alla massima espressione artistica che il mondo del design è in grado di offrire.

Compresi ben presto che il problema era di tipo tecnico e che i limiti erano imposti dai meccanismi per orologi esistenti in commercio.

Così ho dedicato anni della mia vita a studiare i meccanismi per orologi da torre che consentivano di muovere lancette molto grandi e pesanti spesso realizzate in materiali ferrosi.

Purtroppo questi meccanismi, pur essendo molto potenti, presentavano dei limiti che ne limitavano l’utilizzo nel mondo del design di grandi orologi.

Erano ingombranti e per funzionare necessitavano di una centralina di gestione altrettanto ingombrante ed anche molto costosa.

Occorreva principalmente ridurre le dimensioni e svincolare il meccanismo dal vincolo della centralina elettronica.

Era ovvio che un designer che intendeva cimentarsi nella produzione di un grande orologio non poteva lavorare compresso tra i vincoli delle grandi dimensioni del “motore” e della complessità di dover affiancare al suo progetto una centralina ed un impianto che collegasse questa all’orologio.

Per farla breve sono riuscito nel corso del tempo a mettere a punto un piccolo meccanismo dalle dimensioni molto ridotte (un parallelepipedo di base 10 e altezza 5 cm) che sprigionasse una potenza pari a quella dei meccanismi per orologi da torre escludendo la presenza di una centralina di gestione e consentendone il funzionamento con una semplice alimentazione a 220v.

Un grande traguardo che segna una rivoluzione nel mondo dei grandi orologi di design”.

Colaci Emilio design: come tutto ebbe inizio.

La mia storia inizia nei campanili del Salento dove giovanissimo ho iniziato a lavorare come riparatore di Orologi.
E’ proprio in questi luoghi, colmi di fascino e storia, che la mia passione per il tempo, già presente in giovanissima età, ha iniziato a prendere vita passando da semplice vezzo intellettuale a voglia di realizzare grandi orologi da parete degni di misurare il tempo.

Colaci Emilio Design: mission & vision

Quel tempo oggi sottovalutato, svalutato, sprecato e non compreso. Quel tempo che non volevo più percepire come sterile ticchettio, tanto meno come unità di misura.

Il mio progetto, risultato di un lungo lavoro di ricerca, meditazione ed introspezione, fonde design, arte e pensiero per dare luogo ad una “filosofia tridimensionale” che consente di attribuire al tempo un valore nuovo restituendo ad esso l’importanza da sempre negata alla sua rappresentazione.

Ho sviscerato la concezione del tempo fino a percepirlo come materia liquida in grado di espandersi in tante direzioni simultaneamente. Quindi tempo che si eleva, non che avanza, tempo che diviene emotività estendendosi su più direzioni simultaneamente.

Il mio fine è quello di liberare il tempo dalla trappola dell’unicità approdando ad una strana (inutile quanto fondamentale) forma di singolarità temporale, per cui il tempo non è unico: per ogni uomo esiste un tempo. Il suo tempo. Il tempo delle sue emozioni, dei suoi valori, delle sue priorità.

Da sempre percepisco l’uomo come esistenza fatta di tempo; nel tempo si evolve e nel tempo si muovono i suoi pensieri, le sue azioni. Così, noi uomini, diventiamo semplici involucri che si riempiono di tempo.

Sulla base di ciò possiamo comprendere che senza tempo l’uomo non esisterebbe – e questo è banalmente ovvio; ciò che non è altrettanto ovvio è che sprecando il proprio tempo l’uomo non fa altro che sprecare se stesso, il suo Io, la sua stessa esistenza.

Il mio è dunque un invito a rallentare, a riappropriarsi di quel tempo che oggi viene costantemente barattato con la frenesia, la distrazione, la superficialità; il mio è un invito a ritornare a vivere il nostro tempo “in prima persona”.

Mai più orologi ma opere d’arte

Opere d’arte che raccontano il tempo non che lo segnano. Opere in grado di rallentare il tempo. Opere che raccontano l’uomo e inducono alla riflessione, al rallentamento appunto.
Mani e pensieri che si intrecciano nel tempo creando tempo. Confusione e smaterializzazione di ciò che sinora è stato per giungere alla nascita d’un tempo nuovo degno d’essere ascoltato, percepito, vissuto.

Il tempo merita attenzione, valorizzazione, amplificazione. La sua rappresentazione non può per tanto essere stereotipizzata tanto meno può cedere alla sterilità della effimera, fredda, rapida produzione in serie.

Un cammino, il mio, che partendo dalla filosofia attraversa l’arte, il design, per giungere al fascino della produzione artigianale con la nascita di vere e proprie opere d’arte che raccontano il tempo.

Insieme ad un folto gruppo di designer, artisti e pensatori puntiamo ad una rapida retrocessione per spogliare il “progresso” di tutta quella materialità che ci ha indotti a svendere il nostro tempo e ad una conseguente rivalutazione di noi stessi, delle nostre emozioni, della nostra esistenza: del nostro tempo!